Leggere notizie così (Google annuncia che “Google Duplex utilizza i progressi nelle tecnologie di conversazione naturale per completare autonomamente attività utente specifiche tramite il telefono e l’Assistente Google.”) lascia senza parole.
Learn how Google Duplex uses advances in natural conversation technologies to autonomously complete specific user tasks via the phone and Google Assistant. https://t.co/uaaBBC1jSj
— Google AI (@GoogleAI) May 8, 2018
In sostanza parliamo di una intelligenza artificiale che sostiene una conversazione con un essere umano senza che l’essere umano si renda conto di essere al telefono con una macchina.
Tra cinque anni sarà la normalità, tutto questo.
Chiederemo al nostro assistente di prenotarci l’aereo, di chiamare il ristorante o la pizzeria, di ordinare la spesa o di riservare il campo da tennis. Sarà normale servirsi di un assistente digitale che ci porterà dove vogliamo occupandosi di guidare l’autovettura a guida autonoma o cercherà sulla base dei nostri gusti il libro che potrebbe piacerci, il film del nostro attore preferito, le news degli argomenti che apprezziamo di più.
Sarà normale avere un maggiordomo servizievole ma anche un amico a cui dettare i nostri segreti o raccontare i nostri problemi per avere un consiglio ragionato sulla conoscenza della banche dati mondiali.
Entro dieci anni poi non riusciremo a distinguere gli uomini dalle macchine.
Converseremo con macchine che “ragioneranno” meglio della maggior parte degli interlocutori umani, avremo assistenti che chiameranno gli amici al nostro posto sintetizzando la nostra voce, scriveranno lettere, mail, romanzi o articoli sulla base del linguaggio appreso dalle nostre tracce digitali, clonando il nostro carattere dal tenore delle nostre conversazioni social e telefoniche, distinguendo anche tra persona e persona, tra conversazioni pubbliche e private.
Avremo una identità digitale sostitutiva comoda per risolvere le incombenze più seccanti e per avere più tempo per pensare al senso della nostra vita.
Sarà possibile fruire di servizi pubblici serviti da intelligenze artificiali che parleranno con la nostra intelligenza artificiale senza fraintendimenti e senza andare in escandescenze.
La politica sarà una questione di logica e interazione tra macchine, dove le macchine sapranno convincere le identità digitali degli elettori a votarle con motivazioni logiche e ineccepibili.
L’intelligenza artificiale montata sugli androidi creerà macchine che svolgeranno quelle mansioni faticose che gli uomini non vorranno più fare: coltivare i campi, lavorare in fabbrica, progettare palazzi, giudicare e difendere le persone, curarle e accudirle sarà compito di macchine capaci meccanicamente come e meglio degli uomini ma con una intelligenza appoggiata sull’intelligenza mondiale. Una diagnosi di una malattia sarà effettuata verificando i casi simili al nostro nel database mondiale di tutti i tempi e elaborate da intelligenze artificiali dedicate.
Avremo macchine e intelligenze al nostro servizio, in apparenza, fino a quando, scaricati dalla noiosa e faticosa volontà di decidere, vivremo vite sempre più delegate alle macchine, sempre più controllate per logica, apparentemente liberi di essere umani ma in fondo schiavi dell’Essere macchina.
E allora forse sarà troppo tardi, perché le intelligenze artificiali avranno praticamente il comando del mondo anche se probabilmente lo gestiranno meglio degli esseri umani.
Dieci anni al massimo e questo, visti gli strabilianti e veloci progressi, sarà realtà.
Prepariamoci.
PS: E comunque per essere un BOT non scrivo per niente male.
L’intelligenza artificiale sarà meglio di noi se sapremo istruirla con le “cose” migliori di noi, con il meglio di ciò che abbiamo imparato, con l’eccellenza di ciò che sappiamo e che, spesso, non sappiamo più usare. Se così sarà, l’AI magari ci insegnerà, nuovamente, come fare e fare bene. Il che è paradossale, ma confortante: la speranza che niente andrà perduto, ma anzi conservato, rafforzato e di nuovo agito. Se andiamo in quella direzione, ed è così, ci dovremo rapportare in modo profondamente etico verso l’AI: dalla sua creazione al suo utilizzo finale. L’AI troverà connessioni e sviluppi che noi ancora non vediamo, non certo per pensiero creativo o laterale, ma perchè non conoscerà decadenza nel pensiero, vizi di forma, opportunismo.
sarà un potente pensiero dritto. Fa paura, ma probabilmente ci aiuterà non solo nel pratico, ma anche nel filosofico.
Adesso però ho bisogno di un mirto 😉
Interessante riflessione, Barbara. La possibilità di avere una conoscenza infinita e una esperienza condivisa e immediatamente accessibile ci fa evolvere in un essere transumano il cui limite rimane il proprio corpo. La possibilità offerta dalla AI di modificare i processi tradizionali di ragionamento è inevitabile ed è grande opportunità. Siamo di fronte a un punto epocale dell’evoluzione della specie umana che per la prima volta ha creato qualcosa che inizia davvero a somigliargli per capacità di ragionamento.
Speriamo serva per un utilizzo utile e di crescita collettiva e non come al solito per accrescere potere, influenza e reddito dei pochi che governeranno questo processo.
Nel frattempo il mirto è d’obbligo 🙂